Ebrei 6:6

Capitolo 6

Gli Ebrei vengono esortati ad andare avanti nella dottrina di Cristo e vengono descritte le conseguenze dell'apostasia o del ritorno indietro Ebr 6:1-8

L'apostolo esprime soddisfazione, per quanto riguarda la maggior parte di loro Ebr 6:9-10

E li incoraggia a perseverare nella fede e nella santità Ebr 6:11-20

Versetti 1-8

Ogni parte della verità e della volontà di Dio dovrebbe essere posta davanti a tutti coloro che professano il Vangelo ed essere sollecitata nei loro cuori e nelle loro coscienze. Non dovremmo parlare sempre di cose esteriori; queste hanno il loro posto e la loro utilità, ma spesso occupano troppa attenzione e tempo, che potrebbero essere impiegati meglio. Il peccatore umiliato che si dichiara colpevole e invoca misericordia non ha motivo di scoraggiarsi in questo passo, qualunque sia l'accusa della sua coscienza. Né dimostra che chi è diventato una nuova creatura in Cristo, diventa mai un apostata definitivo da Lui. L'apostolo non sta parlando della caduta di semplici professori, mai convinti o influenzati dal Vangelo. Costoro non hanno nulla da cui allontanarsi, se non un nome vuoto o una professione ipocrita. Né sta parlando di declini o ritorni parziali. Non si tratta neppure dei peccati in cui i cristiani cadono per la forza delle tentazioni o per il potere di qualche desiderio mondano o carnale. Ma l'allontanamento di cui si parla è un'aperta e dichiarata rinuncia a Cristo, un'inimicizia di cuore contro di lui, la sua causa e il suo popolo, da parte di uomini che approvano nella loro mente le azioni dei suoi assassini, e tutto questo dopo aver ricevuto la conoscenza della verità e averne assaporato alcuni dei comfort. Di questi si dice che è impossibile rinnovarli di nuovo al pentimento. Non perché il sangue di Cristo non sia sufficiente per ottenere il perdono di questo peccato; ma questo peccato, nella sua stessa natura, è contrario al pentimento e a tutto ciò che vi conduce. Se coloro che, a causa di una visione errata di questo passo e del proprio caso, temono che non ci sia misericordia per loro, prestassero attenzione al resoconto della natura di questo peccato, che è una rinuncia totale e volontaria a Cristo e alla sua causa e si unisce ai suoi nemici, li solleverebbe da timori sbagliati. Noi stessi dovremmo guardarci, e mettere in guardia gli altri, da ogni avvicinamento a un abisso così terribile come l'apostasia; tuttavia, nel farlo, dovremmo attenerci alla Parola di Dio, e fare attenzione a non ferire e terrorizzare i deboli, o scoraggiare i caduti e i penitenti. I credenti non solo gustano la Parola di Dio, ma la bevono. E questo campo o giardino fecondo riceve la benedizione. Ma il cristiano puramente nominale, che continua a non fruttare sotto i mezzi della grazia, o che non produce altro che inganno ed egoismo, è vicino alla terribile condizione sopra descritta; e la fine eterna della miseria è riservata a lui. Guardiamo con umile cautela e preghiera a noi stessi.

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